Nel mio secondo romanzo breve “Yessija,” la storia ruota attorno alla protagonista, spaziando dal suo presente al passato, iniziando con la sua morte per ricostruirne la vita, vedendola attraverso gli occhi di amici e parenti, che la descrivono e riflettono sull’accaduto, ma anche vivendola attraverso le sue stesse sensazioni.
La storia è ambientata nel presente e nei luoghi in cui sono cresciuta e in cui vivo tuttora: il Ticino.
I personaggi principali sono:
Yessija, un’insegnante di lingue, Raffaele, il suo amico di penna, i fratelli, gli amici e i suoi studenti.
Lingua: Italiana
CHF 20.-
(il libro uscirà a breve)
Pagamento con
“Buongiorno, sono Charlie, grazie per questo colloquio. Mi è stato chiesto di scrivere un articolo su Yessija, cosa mi può dire di lei?”
“Cosa vuole che Le racconti? Non so da dove iniziare… insomma, avevo ricevuto la sua lettera qualche settimana prima. Avevo provato a chiamarla, a scriverle, ma senza successo. Così quella mattina ero salita sul treno per andarla a trovare, a salutarla.
Quando ero arrivata a casa sua le avevo mandato ancora un messaggio: “sorpresa, sono qui davanti a casa tua!” e avevo atteso per qualche minuto. Nessuna risposta.
Avevo suonato il campanello e aspettato ancora qualche minuto, tendendo l’orecchio al minimo rumore. Niente.
Così avevo provato a entrare, e fortunatamente la porta era aperta, come succedeva spesso a casa sua.
La prima cosa che mi colpì fu l’odore, un inteso profumo d’incenso e di fiori si era attaccato alle tende, ai mobili, impregnandosi nei muri. Ma a questo si univa un altro odore, forte, diverso da qualsiasi cosa avessi sentito fino ad allora, non riuscivo a identificarlo.
“Cucù, c’è nessuno?” avevo detto, con un tono forzatamente allegro. Cominciavo a sentire un nodo in gola. Attraverso il corridoio ero arrivata in sala. Yessija era seduta sul divano, gli occhi chiusi, le gambe incrociate e le mani in grembo. Davanti a lei due vasi con dei mughetti.
“Ecco cosa era questo profumo,” avevo pensato, rilassandomi.
“Eilà, stai facendo meditazione?” avevo chiesto, abbassando la voce per non spaventarla.
Nessuna risposta, nessun movimento.
Mamma mia, mi sembra ancora di essere lì.
Mi sono avvicinata di qualche passo e l’odore che non conoscevo mi penetrò nelle narici, mi colpì come un pugno nello stomaco facendomi venire la nausea.
Mi bloccai di colpo, capii in un lampo perché non aveva risposto al telefono, al campanello, al mio saluto. Fu così improvviso, così… (…)
Rimasi ferma in piedi davanti a Yessija, l’enormità di ciò che mi stava comunicando il cervello era troppo assurda da accettare.
Eppure, quell’odore, quel pallore… mi avvicinai titubante, le posai una mano sul braccio: freddo, gelido.
Yessija era morta, era davvero morta.
Come era possibile? Cos’era successo nell’arco di qualche settimana, da quando avevo ricevuto la sua lettera?
Dovevo allontanarmi subito da lì: aprii la porta-finestra e uscii in giardino. Aspirai a pieni polmoni l’aria fresca, come se stessi emergendo da una lunga apnea.
Mi sedetti sullo sdraio cercando di fare mente locale. Cosa mi aveva scritto nella lettera? Mi ero persa qualcosa?
Mi parlava di un viaggio spirituale, di una festa per salutarsi.